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Santi del 27 Febbraio

Il mio Santo > I Santi di Febbraio

*Sant'Alnoto da Stowe - Eremita e Martire (27 febbraio)

+ Stowe, Inghilterra, 675
La leggenda che lo concerne narra che egli era armentario di San Wereburga, fondatrice di un
monastero a Weedon nei pressi di Northampton; un giorno, senza che fosse di nulla colpevole, fu percosso a sangue da un fattore della padrona; sottratto a tanta furia per intervento divino, si ritirò in una selva non lontano da Stowe, nella contea di Buckingham in Inghilterra, a fare una vita eremitica, e là rimase fino a che, sembra nel 675, venne ucciso o, come vuole la leggenda, «martirizzato» da alcuni ladruncoli.
La leggenda ne loda la santa vita e l'umiltà ed afferma che nei luoghi dove egli visse se ne tramandò il culto e che era venerato nei giorni festivi. Le sue reliquie nel sec. XVII si conservavano nella chiesa di Stowe e se ne celebrava la festa il 27 febbraio.
(Autore: Pietro Burchi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Alnoto da Stowe, pregate per noi.

*Sant'Anna Line - Martire  (27 febbraio)

Scheda del Gruppo cui appartiene: "Santi Quaranta Martiri di Inghilterra e Galles"
+ Londra, Inghilterra, 27 febbraio 1601
Canonizzata il 25 ottobre 1970 da Papa Paolo VI.
Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, Sant’Anna Line, Vedova e Martire, che, morto il marito in esilio per la fede cattolica, procurò in questa città una casa ai Sacerdoti e per questo, sotto la Regina Elisabetta I, a Tyburn fu impiccata.
Insieme a lei patirono anche i beati sacerdoti e martiri Marco Barkworth, dell’Ordine di San Benedetto, e Ruggero Filcock, della Compagnia di Gesù, dilaniati con la spada mentre erano ancora vivi.
Seconda figlia di Guglielmo (o Giovanni) Heigham e di Anna Alien, Anna nacque a Dunmow, nella contea di Essex. Convertitasi al cattolicesimo insieme col fratello Guglielmo, fu con questo
diseredata e scacciata di casa dal padre, fiero calvinista, che inutilmente aveva anche tentato di farla apostatare.
Poco dopo Anna sposò Ruggero Line, anche egli cattolico convertito, che per la fede aveva subito la stessa sorte della moglie. Ma ben presto rimase sola e senza risorse perché il marito, arrestato nel 1586, mentre stava ascoltando la Santa Messa, e condannato all'ergastolo, mutato poi in esilio perpetuo, andò a stabilirsi nelle Fiandre, dove visse ancora otto anni poveramente, percependo una piccola pensione concessagli dal Re di Spagna e di cui inviava parte alla moglie a Londra.
Rimasta vedova nel 1594 e molto malandata in salute, Anna più che mai si trovò afflitta dal bisogno, dovendo fidare unicamente nella divina Provvidenza per il suo sostentamento.
Quando nel 1595 il gesuita Giovanni Gerard istituì in Londra una casa di ricovero per i Sacerdoti che giungevano nuovi nella città, o che già vi esercitavano il ministero, Anna fu chiamata a governarla ed amministrarla, mansioni queste che ella svolse giorno per giorno con l'affetto di una madre e la devozione di un'ancella, finché cadde in sospetto dei persecutori, specie dopo la fuga del Gerard dalle prigioni della Torre nel 1597.
Costretta per questo a cambiare residenza, andò ad abitare in una casa molto appartata, dove nondimeno, per la delazione di un vicino, venne catturata il 2 febbraio 1601 da un manipolo di armati e rinchiusa nelle prigioni di Newgate.
Trascinata poco dopo in tribunale, dove fu necessario condurla su una sedia, talmente gravi erano le sue condizioni di salute, venne processata dal giudice Popham, sotto l'imputazione di aver dato rifugio ed assistenza ai Preti Missionari.
Dichiarata colpevole del reato ascrittole da una giuria compiacente, fu condannata alla pena capitale, venendo giustiziata al Tyburn il 27 febbriaio 1601, insieme con il gesuita Ruggero Filcock, suo confessore ed amico, e col Benedettino Marco Barkworth. Prima di porgere la testa al capestro, dichiarò ad alta voce rivolta alla folla circostante: « Sono stata condannata per aver concesso ospitalità ad un prete cattolico; eppure sono cosi lontana dal pentirmene che vorrei di tutto cuore averne ospitato un migliaio, invece di uno solo ».
Innalzata da Pio XI all'onore degli altari, il 15 dicembre 1929 (cf. ASS, XXII [1930], p. 15, n. LXXXIII), la Beata Anna viene commemorata il 27 febbraio.
(Autore: Niccolò Del Re - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Anna Line, pregate per noi.   

*San Baldomero – Suddiacono, Monaco (27 febbraio)

Lugduni (Forez - Gallia) VII secolo – Lione, 24 febbraio 630
Martirologio Romano:
A Lione in Francia, San Baldomero, Suddiacono, uomo consacrato a Dio.
Baldomero (Waldimer), nativo di Lugduni nel Forez in Gallia, visse qualche anno a Lione facendo il mestiere di fabbro.
Fu conosciuto da tutti, destando l’ammirazione generale per la sua pietà e per la carità verso i poveri.
Lasciato tutto, entrò nel monastero di San Giusto, dove l’Abate Vivenzo gli fece conferire il suddiaconato da Gaudrico, Vescovo di Lione.
Per umiltà Baldomero non volle mai essere ordinato sacerdote; condusse vita monastica come vero uomo di Dio, morì un 24 febbraio intorno al 630.
Il suo nome compare in tutti i Martirologi successivi al secolo VII; le sue reliquie furono conservate con venerazione nel monastero lionese di San Giusto, finché non furono disperse nel secolo XVI dagli Ugonotti.
Solo nella chiesa di S. Galmier (Loire) sono conservate ancora oggi le ossa di un suo braccio.
Nei documenti e fonti agiografiche francesi, il suo nome compare anche nelle varianti Galmier, Garmier, Germier, Gaumier.
Il “Martirologio Romano” lo riporta al 27 febbraio.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Baldomero, pregate per noi.

*Santi Basilio e Procopio - Monaci (27 febbraio)
Martirologio Romano: A Costantinopoli, Santi Basilio e Procopio Decapolita, Monaci, che, al tempo dell’Imperatore Leone III l’Isaurico, lottarono strenuamente a difesa del culto delle sacre immagini.
Basilio e Procopio il Decapolita, monaci a Costantinopoli, Santi.
Al tempo di Leone l'Isaurico, avendo presa posizione in difesa delle sacre immagini, essi furono sottoposti a duri tormenti e poi chiusi in prigione.
Poterono uscirne solo alla morte del persecutore, avvenuta nel 740. Nei sinassari Procopio è ricordato il 27 febbraio, Basilio il 28.
(Autore: Niceta di Grigoli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Basilio e Procopio, pregate per noi.   

*San Besas - Martire (27 febbraio)

Martirologio Romano: Nello stesso luogo, San Besas, Martire, che, soldato, cercando di trattenere coloro che insultavano i precedenti martiri, fu denunciato al giudice e, rimanendo saldo nella fede, fu decapitato.
Dionigi d'Alessandria nella lettera a Fabio di Antiochia, riportata da Eusebio, narrando il martirio di Giuliano, cristiano di Alessandria, e del suo servo Cronio o Euno, al tempo di Decio, racconta che un soldato di nome Besas (Basso) rimproverava il popolaccio che insultava i martiri mentre venivano portati in giro sul dorso dei cammelli e flagellati per le vie della città. Denunziato e arrestato, confessò la fede cristiana e venne decapitato.
Rufino, nel tradurre Eusebio, tralasciò il nome di Besas, ed è perciò che manca in Floro. Adone lo inserì nel suo Martirologio al 7 dicembre, dandogli il nome di Agatone.
Il Baronio, poi, lo introdusse nel Martirologio Romano al 27 febbraio, ma non insieme con Giuliano ed Euno che pur commemora nello stesso giorno con un elogio separato.
I Greci ricordano al 30 ottobre Giuliano ed Euno, mentre omettono Besas. Nel Martirologio Geronimiano Besas è, invece, ricordato al 19 marzo, con il nome Basso e con la generica indicazione «in Africa».
Alla stessa data è commemorato nel Martirologio Siriaco, insieme con Serapione e con l'indicazione topografica «Alessandria»; non c'è dubbio quindi che il suo dies natalis sia il 19 marzo.
Nel Sinassario Alessandrino al 23 giugno e al 24 agosto è celebrato un santo Besai, soldato antiocheno, martire di Alessandria, con la sorella Hor e la madre Diomira al tempo di Diocleziano. Questo Besai potrebbe essere il nostro Besas, introdotto dagli agiografi copti nel ciclo dei martiri antiocheni della persecuzione di Diocleziano.
(Autore: Benedetto Cignitti - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Besas, pregate per noi.

*Beata Carità (Maria Giuseppa Carolina Brader) - Religiosa, Fondatrice (27 febbraio)
Kaltbrunn, St. Gallen, Svizzera, 14 agosto 1860 - 27 febbraio 1943
Nata a Kaltbrunn, nel cantone svizzero del San Gallo nel 1860, a vent'anni entrò nel convento francescano di clausura «Maria Hilf» di Alstãtten. Ma la vita contemplativa avrebbe presto incontrato l'azione: nel 1888, accogliendo l'invito di un Vescovo Missionario, insieme a cinque consorelle partì per l'Ecuador per dedicarsi all'evangelizzazione.
L'anno dopo fu destinata a una nuova comunità in Colombia.
Per meglio rispondere a questa sfida nel 1894 fondò la Congregazione delle Francescane di Maria Immacolata.
Suo carisma specifico fu l'incontro tra azione e contemplazione: come eredità alla sua comunità lasciò la cura dell'Adorazione Perpetua diurna e notturna. Morì nel 1943.
Martirologio Romano: A Pasto in Colombia, Beata Maria Carità dello Spirito Santo (Carolina) Brader, Vergine, che con ogni sforzo cercò di unire la vita contemplativa con l’impegno missionario e istituì le Suore Francescane di Maria Immacolata per il progresso del popolo attraverso l’educazione cristiana.
Carità Brader, figlia di Giuseppe Sebastiano Brader e di Maria Carolina Zahaner, nacque il 14 agosto 1860 a Kaltbrunn, St. Gallen (Svizzera). Fu battezzata il giorno dopo con il nome di Maria Giuseppa Carolina.
Dotata di un'intelligenza fuori dal comune e guidata per le vie del sapere e della virtù da una madre affettuosa e premurosa, la piccola Carolina crebbe con una solida formazione cristiana, un intenso amore a Gesù Cristo ed un'affettuosa devozione alla Vergine Maria.
Conoscendo il talento e le capacità di sua figlia, la madre si preoccupò di darle una accurata educazione.
Nella scuola di Kaltbrunn fece gli studi primari, gli studi medi poi all'istituto di Maria Hilf di Altstätten, diretto da una comunità di religiose del Terzo Ordine Regolare di San Francesco.
Intanto la voce di Cristo cominciò a farsi sentire nel suo cuore e Maria Caridad decise di abbracciare la vita consacrata. Questa scelta di vita provocò in un primo momento l'opposizione di sua madre, che era rimasta vedova e con questa unica figlia.
Il primo ottobre 1880 entrò ad Altstätten nel convento francescano di clausura “Maria Hilf”. Il primo marzo 1881 vestì l'abito francescano ricevendo il nome di Maria Carità dell'Amore dello
Spirito Santo. Il 22 agosto dell'anno dopo emise i voti religiosi. Grazie alla sua preparazione pedagogica fu destinata all'insegnamento nel collegio unito al monastero.
Aperta alle religiose di clausura la possibilità di lasciare il monastero e di collaborare all'estensione del Regno di Dio, i Vescovi missionari, alla fine del XIX secolo, si recarono nei conventi in cerca di suore disposte a lavorare nei territori di missione.
Monsignor Pietro Schumacher, missionario di San Vincenzo de' Paoli e Vescovo di Portoviejo (Ecuador), scrisse una lettera alle religiose di Maria Hilf, chiedendo volontarie per lavorare come missionarie nella sua diocesi.
Le religiose risposero con entusiasmo a questo invito. Una delle più entusiaste ad andare in missione fu Madre Carità Brader. La Beata Maria Bernarda Bütler, superiora del convento che guiderà il gruppo delle sei missionarie, la scelse tra le volontarie dicendo: «Alla fondazione missionaria va madre Carità, generosa in sommo grado, che non retrocede dinanzi a nessun sacrificio e con il suo straordinario saper fare e la sua pedagogia potrà dare alla missione grandi servizi».
Il 19 giugno 1888 Madre Carità e le sue compagne intrapresero il viaggio verso Chone, in Ecuador. Nel 1893, dopo un duro lavoro a Chone e dopo aver catechizzato tanti gruppi di bambini, Madre Carità fu destinata alla fondazione in Túquerres, Colombia. Lì manifestò il suo ardore missionario: amava gli indigeni e non risparmiava alcuno sforzo per andare da loro, sfidando la furia delle onde dell'oceano, le intricate selve e il freddo intenso degli altipiani.
Il suo zelo non conosceva riposo. La preoccupavano soprattutto i più poveri, gli emarginati, coloro che ancora non conoscevano il Vangelo.
Di fronte all'urgente necessità di trovare più missionarie per un così vasto campo di apostolato, appoggiata dal Padre tedesco Reinaldo Herbrand, fondò nel 1894 la Congregazione delle Francescane di Maria Immacolata. Presto alla Congregazione, composta all'inizio da giovani, si unirono le vocazioni autoctone, soprattutto della Colombia.
Madre Carità, nella sua attività apostolica, seppe unire molto bene la contemplazione e l'azione. Esortava le sue figlie ad una preparazione accademica efficiente, ma «senza che si spegnesse lo spirito della santa orazione e devozione». «Non dimenticate - diceva loro - che quanta più istruzione e capacità possiede l'educatrice, tanto più potrà fare in favore della santa religione a gloria di Dio, soprattutto quando la virtù è l'avanguardia del sapere. Quanto più intensa e visibile è l'attività esterna, più profonda e fervorosa deve essere la vita interiore».
Indirizzò il suo apostolato principalmente verso l'educazione, soprattutto negli ambienti poveri ed emarginati.
Anima eucaristica, per eccellenza, trovò in Gesù Sacramentato i valori spirituali che dettero calore e senso alla sua vita. Mise tutto il suo impegno nell'ottenere il privilegio dell'Adorazione Perpetua diurna e notturna che lasciò come il patrimonio più stimato alla sua comunità, insieme con l'amore e la venerazione ai sacerdoti come ministri di Dio.
Amante della vita interiore, visse in continua presenza di Dio. Per questo vedeva in tutti gli avvenimenti la sua mano provvidente e misericordiosa. «Egli lo vuole», fu il programma della sua vita.
Come superiora generale fu la guida spirituale della sua Congregazione dal 1893 al 1919 e dal 1928 al 1940. Nel 1933 ebbe la gioia di ricevere l'approvazione pontificia della sua Congregazione.
A 82 anni, presentendo la propria morte, esortava le sue figlie: «Me ne vado. Non lasciate le buone opere che ha nelle mani la Congregazione, l'elemosina e la molta carità verso i poveri, la grandissima carità tra le Suore, l'adesione ai Vescovi e ai sacerdoti».
Il 27 febbraio 1943, senza sospettare che quello fosse l'ultimo giorno della sua vita, disse all'infermiera: «Gesù, ... muoio». Furono le ultime parole con le quali consegnò la sua anima al Signore.
Appena si diffuse la notizia della sua morte, cominciò a passare davanti ai suoi resti mortali un'interminabile processione di devoti che chiedevano reliquie e si raccomandavano alla sua intercessione. I funerali ebbero luogo il 2 marzo 1943 alla presenza delle autorità ecclesiastiche e civili e di una moltitudine di fedeli, che dicevano: «È morta una santa».
Dopo la sua morte, la sua tomba è stata costante meta di devoti che l'invocano per le loro necessità.
Le virtù che praticò si coniugano ammirevolmente con le caratteristiche che sua Santità Giovanni Paolo II fa risaltare nella sua Enciclica «Redemptoris Missio» e che devono identificare l'autentico missionario. Tra queste parole, come diceva Gesù ai suoi apostoli: «la povertà, la mansuetudine e l'accettazione delle sofferenze».
Madre Carità praticò la povertà secondo lo spirito di San Francesco e mantenne durante tutta la vita un distacco totale. Come missionaria a Chone, sperimentò la gioia di sentirsi autenticamente povera, allo stesso livello della gente che era andata a istruire e a evangelizzare.
Tra i valori evangelici che come fondatrice si sforzò di mantenere nella Congregazione, la povertà occupava un posto di rilievo.
L'accettazione delle sofferenze, secondo il Papa, è segno distintivo del vero missionario. Quanto ben realizzato troviamo questo aspetto nella vita spirituale di Madre Carità! La sua vita scorse giorno dopo giorno sotto l'austera ombra della croce. La sofferenza fu un'inseparabile compagna ed ella sopportò con ammirevole pazienza fino alla morte.
Un altro aspetto della vita missionaria che il Papa evidenzia è la gioia interiore che nasce dalla fede. Anche Madre Carità visse intensamente questa gioia all'interno della sua vita austera. Era allegra d'animo e voleva che tutte le sue figlie fossero contente e confidassero nel Signore.
Queste e molte altre virtù furono riconosciute dalla Congregazione delle Cause dei Santi e approvate come primo passo per giungere alla Beatificazione. Si dirà che Dio ha voluto ratificare la santità di Madre Carità con un mirabile miracolo concesso per sua intercessione in favore della bambina Giovanna Mercedes Melo Díaz.
Una encefalite acuta aveva prodotto un danno cerebrale che le impediva il linguaggio e la deambulazione. Al termine di una novena che sua madre fece con una fede viva e con profonda devozione, la bambina pronunciò le prime parole chiamando sua madre e cominciò a camminare spontaneamente, acquistando in poco tempo la normalità. Oggi è qui per ringraziare la Madre Carità in occasione della sua solenne Beatificazione.
Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata Beata il 23 marzo 2003.
(Fonte: Santa Sede)
Giaculatoria - Beata Carità, pregate per noi.  

*Beato Emanuele di Cremona - Vescovo (27 febbraio)

Emblema: Bastone pastorale
Viene comunemente identificato con Emanuele di Sescalca, Maestro e Arcidiacono di Cremona e successivamente Vescovo della città dal 1290 al 1295.
Cacciato per discordie intestine, si sarebbe rifugiato nell'Abbazia Cistercense di San Bernardo di Adewerth, in Frisia, ove sarebbe morto nel 1298.
L'Ughelli, invece, lo presenta come un monaco cistercense e lo dice Vescovo di Cremona per pochi mesi verso il 1270.
É venerato come Beato nei calendari liturgici cistercensi il 27 febbraio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Emanuele di Cremona, pregate per noi.

*Sant'Euno (Cronione) di Alessandria - Martire (27 febbraio)

Alessandria d'Egitto, † 249 ca.
Emblema:
Palma
Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione dei Santi Giuliano ed Euno, Martiri.
Giuliano, costretto dalla podagra al punto di non poter camminare né stare in piedi, si presentò ai giudici insieme a due domestici che lo portavano su una sedia; dei due domestici l’uno rinnegò la fede, mentre l’altro, di nome Euno, perseverò insieme al suo padrone nel confessare Cristo.
Fu quindi ordinato che costoro, messi su dei cammelli, fossero portati in giro per tutta la città e, al cospetto del popolo, flagellati a morte, sotto l’imperatore Decio.
Sant’ Euno è commemorato insieme a San Giuliano, ambedue Martiri di Alessandria d’Egitto al 27 febbraio; i loro nomi sono riportati già anticamente nei Martirologi di Adone e di Florio e passati poi in quello "Romano"; la loro vicenda è narrata in una lettera di San Dionigi Vescovo d’Alessandria († 265 ca.), inviata a Fabiano d’Antiochia e riportata poi dal vescovo storico Eusebio (265-340), nella sua “Storia Ecclesiastica”, in questa lettera, il vescovo Dionigi racconta le atrocità perpetrate contro i cristiani, nella persecuzione dell’Imperatore Decio (200-251) in Alessandria d’Egitto.
La lettera nel complesso nomina tredici martiri, uccisi insieme allo stesso modo, ma essi però sono commemorati a piccoli gruppi in date diverse nei Martirologi.
Per quanto riguarda Giuliano ed Euno, la lettera narra che Giuliano cristiano e di ceto medio, denunciato dovette comparire davanti al giudice, durante la sopra citata persecuzione, nel 249 ca., ma essendo stato colpito dalla gotta ai piedi (podagra) e non potendo stare in piedi, era stato trasportato da due servi, anch’essi cristiani.
Uno dei due apostatò subito, mentre l’altro di nome Cronione, ma soprannominato Euno, rimase fedele alla fede in Cristo e insieme a Giuliano rifiutarono di fare i prescritti riti agli dei pagani.
Condannati a morte, furono condotti attraverso la città, legati su cammelli, mentre venivano flagellati; giunti sul luogo del supplizio, davanti ad una grande folla, furono gettati in un immenso rogo e bruciati vivi; alcune indicazioni dei sinassari bizantini, riportano che furono invece buttati nella calce viva.
Nel rito bizantino gli stessi martiri uniti ad altri, sono ricordati al 30 ottobre. Essi fanno parte di quella numerosa schiera di martiri alessandrini, che fedeli alla religione di Cristo, morirono tra i più vari tormenti, lungo le centinaia di anni delle grandi persecuzioni contro i cristiani, specialmente al tempo degli imperatori Costanzo, Teodosio, Valentiniano, Valeriano, Decio, ecc.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Euno di Alessandria, pregate per noi.

*Beata Francesca Anna della Vergine Addolorata (Francisca Maria Cirer y Carbonell) - Fondatrice (27 febbraio)
Sencelles, Isole Baleari, Spagna, 1 giugno 1781 - Sencelles, 27 febbraio 1855
Nella Diocesi di Maiorca, la beata spagnola Francesca Anna della Vergine Addolorata (al secolo Francisca Maria Buenaventura Cirer y Carbonell), completamente analfabeta, non sapendo né leggere né scrivere, fondò la Comunità delle Suore della Carità. Giovanni Paolo II la beatificò il 1° ottobre 1989.
Martirologio Romano: Nella cittadina di Sencelles sull’isola di Maiorca, Beata Francesca Anna dell’Addolorata Cirer Carbonell, Vergine, che, analfabeta, ma animata da divino zelo, si dedicò a opere di apostolato e di carità e istituì la comunità delle Suore della Carità.
La Beata Francesca Anna è uno degli esempi più eclatanti, di quanto la volontà di Dio, opera fra le anime a Lui care; perché fu Fondatrice di un Istituto religioso nell’avanzata età di 72 anni, pur non sapendo né leggere né scrivere.
Francisca Maria Cirer Carbonell, nacque nel Comune di Sencelles, nell’isola di Mallorca (Maiorca), arcipelago spagnolo delle Baleari, il 1° giugno 1781; ultima dei sei figli di Paulo Cirer e Giovanna Carbonell, agiati contadini, onesti e molto religiosi.
Della sua fanciullezza, si sa solo che ebbe un’ottima educazione morale e religiosa in famiglia, ma non frequentò nessuna scuola, rimanendo praticamente un’analfabeta; ciò non le impedì in seguito d’insegnare il catechismo ai bambini ed agli adulti del paese.
A 7 anni, il 9 maggio 1788, ricevé la Cresima e secondo l’uso del tempo, a 10 anni nel 1791, si accostò alla Prima Comunione.
La preghiera, le opere di carità, specialmente la cura degli infermi, furono le occupazioni preferite della sua giovinezza; a 17 anni, nel 1798 si fece Terziaria francescana e nel 1813 si iscrisse alla Confraternita del SS. Sacramento della sua parrocchia.
In gioventù si dedicava ai lavori domestici e dei campi, coltivando nel contempo una profonda devozione alla SS. Trinità, alla Passione del Signore, all’Addolorata e alle anime del Purgatorio; recitava il rosario con gioia e digiunava durante il sabato.
Maturò ben presto in lei la vocazione allo stato religioso, quindi espresse il desiderio di farsi suora in un convento di Palma, il capoluogo dell’isola di Maiorca, ma il padre si oppose decisamente, allora Francesca Maria, ligia all’obbedienza, vide in ciò la volontà di Dio e decise di essere monaca nella propria casa; era una scelta non rara in quei tempi, che interessò molte ragazze e donne in Spagna, Francia e Italia, istituendo un nuovo filone della religiosità consacrata femminile, il cui maggiore esempio fu santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Anna Maria Gallo, Napoli, 25-3-1715 – 6-10-1791), la “Santa dei Quartieri Spagnoli di Napoli”.
La vita in famiglia non fu serena, con contrarietà, solitudine, dolore; a partire dalla perdita dei suoi familiari in pochi anni, con i cinque fratelli morti dal 1788 al 1804, poi la madre deceduta nel 1807 e infine il padre nel 1821; Francesca a 40 anni si ritrovò completamente sola, confidando essenzialmente nella Vergine Addolorata alla quale era particolarmente devota.
Continuò, più libera da obblighi familiari, a condurre vita monastica in casa, insieme ad una compagna Magdalena Cirer Bennassar († 1870) e a lavorare nei campi, il cui ricavato tolto il necessario per sostenere lei e la compagna, veniva offerto ai poveri, che insieme agli ammalati, costituivano il campo privilegiato del suo apostolato.
Obbediente ai consigli e alle disposizioni dei parroci, che nel tempo si succedettero anche come suoi direttori spirituali, Francesca Maria Cirer Carbonell, era al centro dell’attenzione ed ammirazione dei suoi compaesani di Sencelles, ai cui occhi ella appariva come una persona desiderosa di nascondersi e condurre una vita ritirata, povera e laboriosa, fatta di preghiera e dedita alle opere di misericordia spirituali e corporali.
Sempre disponibile a consigliare ed ascoltare tutti, prediligeva interessarsi dei ragazzi insegnando loro il catechismo, ma particolarmente delle ragazze, che conosceva tutte e delle quali si sentiva responsabile del loro comportamento, diveniva loro confidente e guida.
Per i giovani organizzava nella sua piccola casa di campagna, allegre riunioni e feste da ballo, durante le quali i giovani si frequentavano in maniera lecita, sotto la sua discreta sorveglianza, comunque accettata da tutti.
Nel suo intimo, rimase in contatto con il Signore, in modo tanto profondo che specie durante i suoi ultimi anni, il suo spirito rimaneva estasiato in preghiera e spesso perdeva l’uso dei sensi, entrando in uno stato di autentica estasi.
Ben presto, prima a Sencelles poi in tutta l’isola di Maiorca, dalla quale non si era mai allontanata, si cominciò ad attribuirle visioni, profezie e soprattutto guarigioni miracolose.
Aveva ormai 72 anni, quando con il consiglio del parroco di Sencelles suo direttore spirituale, si convinse che il Signore le manifestava il suo volere, chiedendole di fondare nel suo amato paese un convento di Suore della Carità; in pratica un ramo della Congregazione fondata da S. Vincenzo de’ Paoli (1581-1660); per tale scopo impegnò i suoi beni e trasformò la sua casa, denominandola “Casa de las Hermanas de la Caridad”.
Affidò la fondazione alla protezione della Vergine Addolorata; lei stessa prese il nome di Francesca Anna della Vergine Addolorata; e il 7 dicembre del 1851, insieme a due compagne, prese l’abito religioso e pronunziò i voti, nello stesso, giorno giunse anche l’approvazione della fondazione da parte del vescovo locale; gli scopi fondamentali della nuova Famiglia religiosa erano tre: servire i malati nelle loro case, istruire la gioventù femminile, insegnare il catechismo sia alla gioventù sia agli adulti; nel convento e nei diversi borghi.
Fu superiora della piccola comunità, prudente e amorosa verso le sue suore, dando loro l’esempio di una intensa preghiera, di una pratica fedele dei voti religiosi, di uno zelo esemplare nell’espletare i compiti caritativi dell’Istituzione.
Il 27 febbraio 1855, mentre assisteva alla celebrazione della S. Messa nella chiesa parrocchiale di Sencelles, fu colpita da apoplessia, decedendo qualche ora dopo.
Fu un giorno di “costernazione e pianto” per tutta l’isola di Maiorca; la sua salma fu esposta all’omaggio di amici e compaesani per tre giorni e il suo funerale si trasformò in una manifestazione commossa e trionfale, per la partecipazione di una moltitudine di persone di ogni condizione sociale.
La sua tomba si trova nel suo convento “Hermanas de la Caridad” a Sencelles, divenuta da subito meta di affettuosa devozione. Il 4 dicembre 1940 fu introdotta la Causa per la sua Beatificazione e il 28 novembre 1988, fu approvato un miracolo attribuito alla sua intercessione; Madre Francesca Anna della Vergine Addolorata è stata proclamata Beata in Roma, il 1° ottobre 1989, da Papa Giovanni Paolo II; la ricorrenza liturgica è il 27 febbraio.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Francesca Anna della Vergine Addolorata, pregate per noi.

*San Gabriele dell'Addolorata - Religioso (27 febbraio)
Assisi, 10 marzo 1838 - Isola del Gran Sasso, 27 febbraio 1862
Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838.
Perse la madre a quattro anni. Seguì il padre, governatore dello Stato pontificio, e i fratelli nei frequenti spostamenti.
Si stabilirono, poi, a Spoleto, dove Francesco frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti.
A 18 anni entrò nel noviziato dei Passionisti a Morrovalle (Macerata), prendendo il nome di Gabriele dell'Addolorata. Morì nel 1862, 24enne, a Isola del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori.
È lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. È Santo dal 1920, copatrono dell'Azione cattolica e patrono dell'Abruzzo. (Avvenire)
Etimologia: Gabriele (come Gabrio e Gabriella) = uomo di Dio, dall'assiro o forza, fortezza di Dio, dall'ebraico
Martirologio Romano: A Isola del Gran Sasso in Abruzzo, San Gabriele dell’Addolorata (Francesco) Possenti, Accolito, che, rigettata ogni vanità mondana, entrò adolescente nella Congregazione della Passione, dove concluse la sua breve esistenza.
Battezzato con il nome di Francesco dai genitori, Sante Possenti e Agnese Frisciotti, Gabriele dell'Addolorata nacque il 1° marzo 1839.
A motivo dei frequenti spostamenti del padre, governatore dello Stato Pontificio, Francesco poté risiedere a lungo a Spoleto solo dal 1841 al 1856;
qui frequentò prima l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane e poi il Collegio dei Gesuiti per gli studi superiori, dove arricchì la sua educazione cristiana, già trasmessa con sollecitudine in
famiglia.
A diciotto anni, salutò il padre e i fratelli (la madre era morta quando Francesco aveva quattro anni) e partì per Morrovalle (Mc) per seguire il noviziato presso i Padri Passionisti: qui scelse il nome di Gabriele dell'Addolorata.
Tuttavia la vocazione che il santo sentì già nell'adolescenza non si poté compiere: Gabriele morì prematuramente a soli 24 anni, il 27 febbraio 1862, a Isola del Gran Sasso (Te), ricevendo solo gli ordini minori.
Il Santuario che ne accolse la salma riceve da allora migliaia di pellegrini ogni anno.
Il 13 maggio 1920 fu annoverato tra i Santi da Papa Benedetto XV e successivamente fu eletto a compatrono dell'Azione Cattolica;
nel 1959 Gabriele dell'Addolorata fu dichiarato patrono principale dell'Abruzzo.
Gli Atti del processo di beatificazione lumeggiano con precisione le caratteristiche della sua santità, fatta di fedeltà incondizionata alla Regola e alla memoria della Passione del Signore, di completo dono di sé senza riserve,
di spirito di orazione e penitenza, di particolarissima devozione a Maria Santissima Addolorata.
Ai nostri giorni la figura del "santo del sorriso", caratterizzata da una genuina pietà cristiana, sta conquistando il cuore di molti giovani.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Gabriele dell'Addolorata, pregate per noi.  

*Beato Giacomo de Valois - Mercedario (27 febbraio)

Mercedario di Parigi, il Beato Giacomo de Valois, fu inviato come mandato del Re, dai mori ad Algeri.
Qui con grande zelo visitò gli ergastolani, liberò i poveri ed i prigionieri, convertì a Cristo gli infedeli e compì molti miracoli.
Infine ritornato in patria morì santamente a Parigi.
L'Ordine lo festeggia il 27 febbraio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giacomo de Valois, pregate per noi.

*San Giovanni di Gorze - Abate (27 febbraio)
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico
Emblema: Bastone pastorale
Era nato in Lorena da agricoltori agiati e compí i primi studi senza grande ardore a Metz e a Saint-Mihiel.
Mortogli il padre, dovette, ancora adolescente, occuparsi dell'amministrazione dei beni della famiglia. Quando i suoi fratelli poterono assumersi questo incarico, egli fu insediato, da un signore vicino, come curato della chiesa di cui questi aveva il diritto di nomina. Entrò in seguito in contatto col monastero femminile di San Pietro di Metz. Avendo notato che Grisa, una giovane monaca, portava un cilicio, si consacrò lui stesso alla penitenza e allo studio.
Con alcuni compagni, decise in mezzo al generale rilassamento di condurre vita monastica regolare.
Non avendo potuto stabilirsi nell'Italia meridionale, come avrebbe voluto, ricevette nel 933 da Adalberone, vescovo di Metz, l'abbazia di Gorze, che in quel momento era quasi abbandonata ed Einoldo, arcidiacono di Toul, divenne abate del monastero restaurato, mentre Giovanni ebbe la funzione di cellerario. Nelle carte egli si firma come portarius (945) o propositus (949).
Riuscí a ristabilire la prosperità materiale dell'abbazia, dedicandosi a una vita severa, pur trattando con dolcezza i deboli e gli ammalati.
Nel 953 l'imperatore Ottone I lo inviò in missione presso il califfo di Cordova, Abderrahman III, missione che durò tre anni.
Alla morte di Einoldo nel 967 (e non nel 959 come dicono D. Dummler e Sackur, perché le carte del 960 e 967 portano ancora il nome di quest'ultimo) Giovanni divenne abate.
Continuò la sua vita di austerità e morí il 7 marzo 976 (all'inizio della Quaresima, piú precisamente la domenica di Quinquagesima) e non nel 973, come si è creduto, perché è ancora segnalato il 2 e il 22 giugno 975 (il suo successore Odelberto è citato nel 977).
Giovanni ricevette il titolo di beato e di santo. Dopo il Ménard è iscritto nei martirologi benedettini al 27 febbraio. La Vita è stata redatta dal suo amico Giovanni di Sant'Arnolfo di Metz, ed è opera che, se pure incompiuta, ha un valore storico sicuro.
La morte di Giovanni è descritta nel prologo.
(Autore: Rombaut Van Doren – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giovanni di Gorze, pregate per noi.  

*San Giuliano di Alessandria - Martire (27 febbraio)

Alessandria d'Egitto, † 249 ca.
Etimologia:
Giuliano = appartenente alla 'gens Julia', illustre famiglia romana, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione dei Santi Giuliano ed Euno, martiri. Giuliano, costretto dalla podagra al punto di non poter camminare né stare in piedi, si presentò ai giudici insieme a due domestici che lo portavano su una sedia; dei due domestici l’uno rinnegò la fede, mentre l’altro, di nome Euno, perseverò insieme al suo padrone nel confessare Cristo.
Fu quindi ordinato che costoro, messi su dei cammelli, fossero portati in giro per tutta la città e, al cospetto del popolo, flagellati a morte, sotto l’imperatore Decio.
San Giuliano è commemorato insieme a Sant’Euno, ambedue martiri di Alessandria d’Egitto al 27 febbraio; i loro nomi sono riportati già anticamente nei Martirologi di Adone e di Florio e passati poi in quello "Romano"; la loro vicenda è narrata in una lettera di San Dionigi vescovo d’Alessandria († 265 ca.), inviata a Fabiano d’Antiochia e riportata poi dal vescovo storico Eusebio (265-340), nella sua “Storia Ecclesiastica”, in questa lettera, il vescovo Dionigi racconta le atrocità perpetrate contro i cristiani, nella persecuzione dell’imperatore Decio (200-251) in Alessandria d’Egitto.
La lettera nel complesso nomina tredici martiri, uccisi insieme allo stesso modo, ma essi però sono commemorati a piccoli gruppi in date diverse nei Martirologi.
Per quanto riguarda Giuliano ed Euno, la lettera narra che Giuliano cristiano e di ceto medio, denunciato dovette comparire davanti al giudice, durante la sopra citata persecuzione, nel 249 ca., ma essendo stato colpito dalla gotta ai piedi (podagra) e non potendo stare in piedi, era stato trasportato da due servi, anch’essi cristiani.
Uno dei due apostatò subito, mentre l’altro di nome Cronione, ma soprannominato Euno, rimase fedele alla fede in Cristo e insieme a Giuliano rifiutarono di fare i prescritti riti agli dei pagani.
Condannati a morte, furono condotti attraverso la città, legati su cammelli, mentre venivano flagellati; giunti sul luogo del supplizio, davanti ad una grande folla, furono gettati in un immenso rogo e bruciati vivi; alcune indicazioni dei sinassari bizantini, riportano che furono invece buttati nella calce viva.
Nel rito bizantino gli stessi martiri uniti ad altri, sono ricordati al 30 ottobre. Essi fanno parte di quella numerosa schiera di martiri alessandrini, che fedeli alla religione di Cristo, morirono tra i più vari tormenti, lungo le centinaia di anni delle grandi persecuzioni contro i cristiani, specialmente al tempo degli imperatori Costanzo, Teodosio, Valentiniano, Valeriano, Decio, ecc.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giuliano di Alessandria, pregate per noi.

*San Gregorio di Narek - Dottore della Chiesa armena (27 febbraio)
951 – 1003
Gregorio di Narek fu un insigne teologo, poeta e scrittore religioso armeno.
Tra le sue opere si annoverano un commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici (tra i quali uno in onore alla Madonna) ed una raccolta di 95 preghiere in forma poetica dette “Narek” dal nome del monastero ove visse.
Martirologio Romano: Nel monastero di Narek in Armenia, San Gregorio, monaco, dottore degli Armeni, insigne per la dottrina, gli scritti e la scienza mistica.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Gregorio di Narek, pregate per noi.

*Beato Guglielmo Richardson - Sacerdote e Martire (27 febbraio)
+ Tyburn, Inghilterra, 27 febbraio 1603
William Richardson, nativo del Galles, morì nella persecuzione indetta dalla regina Elisabetta I e con numerose altre vittime fu beatificato nel 1929.
Martirologio Romano: Sempre Londra, Beato Guglielmo Richardson, sacerdote e martire, che ordinato a Siviglia in Spagna, per il suo sacerdozio fu impiccato a Tyburn, ultimo martire sotto la regina Elisabetta I.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Guglielmo Richardson, pregate per noi.

*San Luca di Messina - Abate (27 febbraio)

+ 1149
San Luca, Monaco basiliano vissuto in Sicilia nel XII secolo, fu nominato dal Re Ruggero II superiore del monastero del Santissimo Salvatore di Messina, dal quale dipendevano parecchi monasteri greci.
Per essi egli scrisse il “Typicon” e stabilì varie importanti leggi.
Martirologio Romano: A Messina, San Luca, abate del monastero del Santissimo Salvatore, sotto la regola dei monaci d’Oriente.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Luca di Messina, pregate per noi.  

*Beato Marco Barkworth - Sacerdote benedettino, Martire (27 febbraio)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati Martiri Inglesi" Beatificati nel 1929
"Martiri di Gran Bretagna e Irlanda"

Searby, Regno Unito, circa 1572 – Tyburn, Londra, 27 febbraio 1601
Mark Barkworth nacque nel Lincolnshire, all’epoca della regina Elisabetta I, e frequentò l’università di Oxford. Dopo essersi convertito al cattolicesimo, studiò a Roma e al Real Collegio di Sant’Albano a Valladolid ed entrò nell’Ordine di San Benedetto come Oblato. Condannato a morte, venne impiccato e squartato a Londra il 27 febbraio 1601, prima del suo compagno di prigionia, il gesuita padre Roger Filcock. È stato beatificato da papa Pio IX il 15 dicembre 1929.
Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, sant’Anna Line, vedova e martire, che, morto il marito in esilio per la fede cattolica, procurò in questa città una casa ai sacerdoti e per questo, sotto la regina Elisabetta I, a Tyburn fu impiccata. Insieme a lei patirono anche i beati sacerdoti e martiri Marco Barkworth, dell’Ordine di San Benedetto, e Ruggero Filcock, della Compagnia di Gesù, dilaniati con la spada mentre erano ancora vivi.
Mark Barkworth nacque nel 1572 circa a Searby, nel Lincolnshire. Studiò per un periodo a Oxford, anche se non rimangono notizie della sua permanenza lì. Venne accolto nella Chiesa
cattolica a Douai nel 1593 da parte di un gesuita fiammingo, padre George, ed entrò nel Collegio locale, dove i candidati al sacerdozio inglesi studiavano per tornare come missionari in patria.
A causa di un’epidemia di peste, venne inviato a Roma nel 1596 e da lì al Real Collegio di Sant’Albano a Valladolid, in Spagna, dove entrò il 28 dicembre 1596. Si racconta che, mentre era in viaggio, ebbe una visione di san Benedetto da Norcia, che gli profetizzò che sarebbe morto martire con l’abito benedettino.
Ordinato sacerdote nel Collegio prima del luglio 1599, tornò come missionario in Inghilterra, insieme a padre Thomas Garnet. Lungo il cammino soggiornò presso il monastero benedettino di Hyrache in Navarra, dove il suo desiderio di aggregarsi all’Ordine venne realizzato: divenne un Oblato benedettino, ottenendo il privilegio di emettere la propria professione al momento della morte.
Sfuggito agli Ugonotti, venne arrestato mentre raggiungeva il suo paese natale e gettato nel carcere di Newgate, dove rimase per sei mesi; di lì venne trasferito alla prigione di Bridewell. In quel luogo, scrisse un appello a Robert Cecil, firmandosi «George Barkworth».
Durante gli interrogatori, si comportò in maniera coraggiosa e lieta. Condannato con un verdetto formale, venne imprigionato nel cosiddetto “Limbo” di Newgate, ossia la prigione sotterranea. Anche lì rimase allegro, fino al momento dell’esecuzione. In prigione incontrò il gesuita Roger Filcock, che era stato suo compagno di studi a Valladolid.
La loro esecuzione fu fissata per il 27 febbraio 1601 a Londra, nel famigerato Tyburn. Lungo la strada, Barkworth intonò in latino il Salmo del giorno di Pasqua: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo»; padre Filcock lo seguì nel canto.
Quando arrivò al patibolo, omaggiò insieme al gesuita il coraggio di Anne Line, un tempo sua penitente, martirizzata perché aveva accolto numerosi sacerdoti in appositi rifugi. Poi, rivolgendosi alla folla, disse: «Sono venuto qui per morire da cattolico, sacerdote e religioso, appartenente all’Ordine di San Benedetto; fu per mezzo di questo stesso ordine che l’Inghilterra venne convertita». Addosso portava l’abito benedettino, sotto il quale aveva un cilicio in forma di camicia di pelo.
Quando il suo corpo venne preso e squartato, si notò che le sue ginocchia, al pari di quelle di san Giacomo il Minore, erano incallite per l’assidua preghiera. Un apprendista presente tra la folla, nel prendere in mano le gambe dopo lo squartamento, gridò: «Chi di voi predicatori può mostrare un ginocchio simile?». Contrariamente all’uso consueto, i resti dei sacerdoti non vennero esposti, bensì seppelliti presso il patibolo; più tardi, alcuni cattolici li prelevarono.
L’8 dicembre 1929 venne promulgato il decreto sul martirio di padre Mark Barkworth e di altri centocinque martiri inglesi, seguito dalla beatificazione una settimana dopo, ad opera di papa Pio XI, il 15 dicembre.
(Autore: Emilia Flocchini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Marco Barkworth, pregate per noi.   

*Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny (27 febbraio)
Marsiglia, 28 maggio 1841 - La Servianne, Marsiglia, 27 febbraio 1884
Il Cardinale Dechamps, al tempo Arcivescovo di Malines-Bruxelles, l'ha definita "la Teresa d'Avila del nostro secolo".
Siamo nell'Ottocento e Maria Deluil-Martiny, nata a Marsiglia nel 1841, è a contatto con importanti personalità. Non solo francesi. Il vescovo missionario Daniele Comboni, infatti, quando è in Francia ricorre al suo consiglio. Da giovinetta ha come confessore il Curato d'Ars e a lei si interessa persino Papa Pio IX.
Sotto la guida del padre Calage giunge - dopo essersi votata alla castità rimanendo in famiglia e aiutando i genitori, i poveri e i sacerdoti missionari - a fondare con alcune consorelle, in Belgio, l'Istituto claustrale delle Figlie del Cuore di Gesù, dedite all'adorazione eucaristica e alla preghiera per missioni e santificazione del clero.
Prende il nome di Maria di Gesù. Dà vita a due monasteri ad Aix-en-Provence e a La Servianne (Marsiglia).
Qui il giardiniere del monastero la uccide a colpi di pistola in odio alla fede il 27 febbraio del 1884.
È beata dal 1989. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Marsiglia in Francia, beata Maria di Gesù Deluil Martiny, vergine, che fondò la Congregazione delle Figlie del Cuore di Gesù e, ferita a morte da un uomo violento, concluse con l’effusione del sangue una vita intimamente unita alla Passione di Cristo.
Maria Deluil-Martiny nata a Marsiglia il 28 maggio 1841, da distintissima famiglia ancora rapisce chiunque l’avvicina per la profondità della sua dottrina e la santità della vita.
Vivace, brillante, coltissima e assai dentro alle cose della società e della storia, volle consacrarsi a Dio in una missione singolare che avrebbe scoperto gradualmente fino ad una esplosione d’amore.
Era ancora bambina e, combinando qualche marachella nel collegio dove studiava, le suore si lamentavano di lei con l’Arcivescovo di Marsiglia, Mons. Eugenio de Mazenod, il quale senza scomporsi rispondeva: "Sarà la Santa Maria di Marsiglia”.
A 17 anni andò a confessarsi dal Curato d’Ars che le disse: “Sì, sarà tutta di Dio, ma dovrà attendere a lungo nel mondo”.
In un cammino impervio, Maria offrí il suo voto di verginità per sempre, pur stando nella sua famiglia a occuparsi dei suoi genitori e di cento opere di bene per l’annuncio di Cristo, il servizio ai
poveri, l’aiuto ai sacerdoti e alle missioni, diffondendo, in accordo con la Visitazione di Bourg e di Marsiglia, il culto al cuore di Gesú.
Anche Mons. Comboni, nei suoi viaggi in Francia, ebbe aiuto dalla giovane Maria. Grazie alla guida spirituale del Padre Calage, ella trova a poco a poco la sua via.
Si interessano di lei Papa Pio IX e il Card. Dechamps, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, il quale la definisce “la Santa Teresa D’Avila del nostro secolo”. Finalmente, il 20 giugno 1873, solennità del Sacro Cuore di Gesú, con alcune consorelle, fonda in Belgio l’Istituto delle Figlie del Cuore di Gesú, dedite, nella clausura, all’adorazione all’Eucarestia, alla preghiera e all’immolazione per la conversione del mondo lontano da Dio e per la santificazione dei sacerdoti.
Il centro, anzi l’Unico della sua vita è Gesú eucaristico offerto al Padre su tutti gli altari del mondo, presente nel Tabernacolo, adorato giorno e notte, vissuto nell’intimità della grazia santificante e della carità. Il suo modello, come ella stessa ha spiegato, è la Madonna.
Seguono anni brevi e densi. Molte giovani accorrono nella nuova fondazione e Madre Maria di Gesú - così si chiama da quando è diventata religiosa - fonda altri due monasteri, a Aix-en-Provence e nella proprietà lasciatale in eredità dalla mamma, a La Servianne presso Marsiglia. Cresce nell’intimità con Gesú, educa nell’intimitá con Lui e al dono totale le sue “Figlie” che la amano come una mamma.
Poi, il 27 febbraio 1884, nel giardino della Servianne, Madre Maria di Gesú è uccisa dal giardiniere del monastero, che le scarica addosso la rivoltella, in odio alla fede.
È Vergine e Martire, come aveva sempre desiderato.
Il 22 ottobre 1989, Papa Giovanni Paolo II con la solenne beatificazione in S. Pietro a Roma la eleva agli onori degli altari:la beata Maria di Gesú.
Con la sua esistenza umile e straordinaria, intessuta di amore e di una immensa gioia di donare, ci indica Gesù Crocifisso ed Eucaristico, come il Centro di tutto, l’unica Fonte cui attingere la vita vera della grazia e della santità.
E la Madonna, modello e guida verso Lui.
(Autore: Dario Di Maso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny, pregate per noi.

*Sant'Onorina - Martire (27 febbraio)
Una tradizione conservata nella diocesi di Rouen, narra che Onorina detta di Normandia, subì il martirio per mano dei pagani, sotto Diocleziano (243-313) a Mélamare tra Lillebonne e Harfleur; il suo corpo fu gettato nella Senna e si sarebbe arenato a Graville.
Etimologia: Onorina = stimata, gloriosa, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Nel territorio di Rouen in Francia, Santa Onorina, Vergine e Martire.
Non si hanno molte notizie, anzi quelle che esistono sono pure incerte.
Una prima tradizione conservata nella diocesi di Rouen, narra che Onorina detta di Normandia, subì il martirio per mano dei pagani, sotto Diocleziano (243-313) a Mélamare tra Lillebonne e Harfleur; il suo corpo fu gettato nella Senna e si sarebbe arenato a Graville, dove venne raccolto
dai cristiani e sepolto nella tomba, che divenne il punto di inizio del suo culto.
Un’altra tradizione la dice martirizzata a Coulonces, vicino alle due odierne parrocchie a lei dedicate.
Nell’876, sotto la minaccia delle invasioni normanne, i monaci che custodivano le reliquie della martire, le trasferirono più all’interno, alla confluenza della Senna con l’Oise, deponendole nella cappella della fortezza.
Il 21 giugno 1082, dietro l’assedio di Conflans e distrutto il castello, i monaci decisero di costruire una chiesa fuori della cinta muraria, dedicata a santa Onorina, le cui reliquie vi furono trasportate solennemente alla presenza del vescovo di Parigi.
Negli anni 1250, 1619 e 1752 vi furono effettuate altre ricognizioni delle stesse; una Confraternita, costituitasi in suo onore, ottenne nel 1690 speciali indulgenze.
Sant'Onorina è patrona dei marinai battellieri, da quando Conflans è diventato il porto di arrivo dei rimorchiatori che lavorano sui fiumi e canali francesi e in cui è ancorato il rimorchiatore-cappella che è la base dei cappellani dei battellieri francesi.
La festa di Sant' Onorina si celebra il 27 febbraio, in almeno sette diocesi francesi fra cui Versailles.
Onorina è il diminutivo di Onorata ed ha lo stesso significato, deriva dal latino e significa “apprezzata, stimata”.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant' Onorina, pregate per noi.   

*Beato Ruggero Filcock - Sacerdote gesuita, Martire (27 febbraio)  
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati Martiri Inglesi" Beatificati nel 1929
"Martiri di Gran Bretagna e Irlanda"

Sandwich, Inghilterra, circa 1572 – Londra, Inghilterra, 27 febbraio 1601
Roger Filcock, vissuto all’epoca della regina Elisabetta I, frequentò i collegi per futuri missionari inglesi di Reims e Valladolid, retti dalla Compagnia di Gesù. Egli stesso domandò di essere ammesso in quella congregazione, ma gli venne suggerito di attendere e di guadagnare esperienza. Tornato in Inghilterra, intraprese il ministero sotto falso nome (Nayler o Arthur), ma venne scoperto e arrestato. Condannato a morte, venne impiccato e squartato a Londra il 27 febbraio 1601, dopo il suo compagno di prigionia, il benedettino Mark Barkworth, e una sua penitente, la vedova Anne Line. È stato beatificato il 22 novembre 1987.
Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, Sant’Anna Line, vedova e martire, che, morto il marito in esilio per la fede cattolica, procurò in questa città una casa ai sacerdoti e per questo, sotto la regina Elisabetta I, a Tyburn fu impiccata. Insieme a lei patirono anche i beati sacerdoti e martiri Marco Barkworth, dell’Ordine di San Benedetto, e Ruggero Filcock, della Compagnia di Gesù, dilaniati con la spada mentre erano ancora vivi.
Figlio di Simon e Margaret Lowe (o Low), Roger Filcock nacque a Sandwich nel Kent. Frequentò il collegio retto dai Gesuiti a Reims, in Francia, dove si formavano i futuri missionari per riportare il cattolicesimo in Inghilterra. Nel 1590 i Gesuiti aprirono un nuovo centro di formazione, il Real Collegio di Sant’Albano a Valladolid, in Spagna, e Filcock vi si trasferì il 20 febbraio 1591.
Desiderava entrare nella Compagnia di Gesù, ma fu invitato ad attendere il ritorno in patria per riprovarci e guadagnare esperienze. Non esistono dati certi sulla sua ordinazione sacerdotale, ma dovette sicuramente accadere prima dell’ottobre 1597, quando lasciò il Collegio e, a dicembre, salpò da Bilbao, diretto verso Calais.
La nave su cui viaggiava, però, venne inseguita da velieri olandesi: piuttosto che lasciarsi catturare, molti passeggeri si gettarono in mare e riuscirono ad arrivare a riva. Filcock, invece, venne catturato, ma riuscì a scappare e approdò sulla costa del Kent agli inizi del 1598. Assunto il falso nome di Nayler o Arthur, intraprese il suo ministero sacerdotale. Durante la sua attività, divenne il confessore di Anne Line, una vedova che si era occupata di alcuni rifugi per sacerdoti e laici cattolici, il cui marito era morto in esilio dopo essere stato sorpreso a partecipare alla Messa.
Nel frattempo, rimase fermamente deciso a riprovare l’ammissione tra i Gesuiti: scrisse quindi al
superiore in Inghilterra, padre Henry Garnet, per domandargli il consenso. Con sua grande gioia, gli venne concesso nel 1600, insieme alla destinazione per compiere il noviziato nelle Fiandre.
Ma, proprio mentre si preparava a partire, venne tradito da un ex compagno di studi a Valladolid, arrestato e condotto nel carcere di Newgate, a Londra. Accusato di essere un sacerdote, non ammise e neppure negò, ma insistette che venissero presentati prove e testimoni a riguardo. Dato che nessuno si presentò, venne processato: chiese di non avere una giuria, in quanto non voleva che il verdetto, che sarebbe stato chiaramente contro di lui, pesasse sulle coscienze dei giurati. Tuttavia, il giudice pilotò la giuria in modo da dichiararlo colpevole per alto tradimento, la pena abituale per chi riconosceva solo nel Papa la suprema autorità religiosa anche per gli inglesi.
In prigione, padre Filcock incontrò Mark Barkworth, un suo compagno di studi in Spagna, Oblato benedettino. Il 27 febbraio, giorno fissato per l’esecuzione, la prima che vedeva oggetto dei cattolici dal 1595, i due vennero legati insieme, attaccati a una gogna e trascinati al Tyburn, dov’era preparato per loro il patibolo. Lungo la strada, Barkworth intonò in latino il Salmo del giorno di Pasqua: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo»; padre Filcock lo seguì nel canto.
Arrivarono al Tyburn poco dopo l’esecuzione di Anne Line. Al vedere il suo corpo che ancora pendeva dal cappio, il gesuita le baciò la mano (altre fonti dicono l’orlo della sua veste) ed esclamò: «Beata Anne Line, mille volte più beata di me, mi hai battuto nella gara e nel guadagnare la corona. Ma presto ti seguiremo, se l’Onnipotente vorrà».
Poco dopo, fu il turno del suo compagno di prigionia. Padre Filcock osservò il massacro cui il suo cadavere venne sottoposto, ma non desistette dalla sua volontà di martirio. Quando toccò a lui, lo sceriffo tentò di fargli confessare il tradimento, ma lui negò coraggiosamente. Citando san Paolo, affermò: «Desidero essere dissolto ed essere con Cristo» e aggiunse che stava per morire in quanto «cattolico, sacerdote e membro della Compagnia di Gesù».
Dopo una breve preghiera, gli venne sottratto il carretto da sotto i piedi. Successivamente, dopo che gli venne tagliata la corda, venne sventrato e squartato.
Padre Roger Filcock fu inserito in un gruppo di ottantacinque candidati agli altari inglesi del sedicesimo secolo, la cui causa di beatificazione venne introdotta il 9 dicembre 1886. Il decreto sul loro martirio arrivò cent’anni dopo, il 10 novembre 1986, e aprì la via alla beatificazione, avvenuta il 22 novembre 1987.
(Autore: Emilia Flocchini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ruggero Filcock, pregate per noi.    

*Altri Santi del giorno (27 febbraio)
*San
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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